venerdì 16 novembre 2012

Tabacci: sono più avanti di Renzi

Il partito cattolico è proprio finito ma le idee cattoliche no
 di Goffredo Pistelli  

Se gli riferite la malignità che si dice in giro sulla sua partecipazione alla primarie del centrosinistra e cioè d'essere lì a tenere bordone a Pier Luigi Bersani, interccettando il consenso cattolico e moderato che potrebbe finire a Matteo Renzi, lui ci ride sopra. O meglio ci sorride, perché Bruno Tabacci, 66 anni, una lunga traversata politica nella Dc della Base, la sinistra interna, fino al vertice del Pirellone a cavallo degli anni '90, è uomo d'una pacatezza ormai fuori mercato. «Guardi, considero Bersani un uomo solido», risponde, «lui viene dal Piacentino, io dal Mantovano, la sua Bettola è simile alla mia Quistello e quindi chi dice che io sia lì fargli un favore, offenderebbe.
Ma io sono lì per una storia diversa».
Domnda: E qual è, onorevole?
Risposta: La storia dei cattolicidemocratici, che sto cercando di portare in una sintesi più ampia, proprio come ho fatto a Milano, partecipando alla giunta di Giuliano Pisapia. Le questioni interne, il sospetto che io possa servire a ostacolare uno dei contendenti, non mi interessa davvero.
D: Insomma, un percorso coerente con i suoi ultimi tentativi, con la Rosa Bianca, con Alleanza per l'Italia...
R: Sono nomi e sigle della seconda repubblica, tentativi, che stanno in una stessa logica: dare una rappresentazione centrale o centrista al Paese dopo la morte della Dc. Io ed altri siamo stati interpreti di una rabdomanzia romantica e critica, nella ricerca della posizione più giusta e corretta. Ho messo in connessione spiriti critici.
D: Significa che in queste primarie, ci sta da candidato di bandiera. Per partecipare, più che per vincere...
R: È chiaro che non ho un apparato. Se queste primarie fossero davvero un moto libero di popolo, senza mediazione degli apparati, ché ci sono strutture di partito ancora consistenti in campo, allora le cosa sarebbero potute andare in modo differente. Però un attimo...
D: Prego, onorevole...
R: Testimonio una posizione che ha una marginalità organizzativa ma che è centrale nelle idee e nella proposta politica: se non c'è equilibrio al centro, la sinistra non va da nessuna parte. Anzi non va al governo.
D: Ma per far questo non sarebbe stato meglio, allora, stare con Renzi?
R: Il sindaco di Firenze è un giovane interessante che però, secondo me, dovrebbe legare le proprie aspirazioni a una profondità di pensiero più rilevante e un'idea meno americana della politica.
D: Non salva niente di Renzi?
R: Glielo ho detto: è un giovane interessante. È una speranza per il futuro, ma fossi in lui mi radicherei di più. Perché non può dirmi che bastano 10 ministri a governare l'Italia, quando a Milano ci sono 12 assessori. E dirmi che dobbiamo farlo perché lo chiede la gente. Abbiamo bisogno di rottamare i ladri e gli imbecilli, se no diventa tutto una macchietta.
D: E sbaglia pure sui costi della politica, il Rottamatore?
R: Guardi, sono più avanti io.
D. In che senso?
R: Ho presentato provvedimenti formali, da parlamentare: non son stato lì ad aspettare Beppe Grillo: nel 2007, ho scritto un libro con Sergio Rizzo in cui denunciavo tutto questo. Nell'ultimo, intitolato Pensiero libero, ho denunciato che i partiti nel 2008 hanno giustificato spese elettorali per 156 milioni, ricevendone a rimborso 536. Ho affermato, non da ora, che i parlamentari devono scendere a 200 e sono da sempre per l'abolizione delle province.
D: Rivendica una primogeniture quindi in un campo, quello dei tagli ai costi della politica, che oggi è affollato...
R: Semplicemente non mi considero un politico occasionale. Ho le mie idee e non le professo per accontentare qualcuno: ho applicato un metodo e una cultura democristiani.
D: Onorevole, chiunque vinca queste primarie, governerà l'Italia, è quasi certo. Che cosa avrà da fare appena arrivato a Palazzo Chigi?
R: Riprendere il metodo della competenze affermato dal professor Mario Monti, con la regione di Giorgio Napolitano e che ha ripreso l'Italia da un buco nero verso cui stava scivolando.
D: Abbiamo rischiato, dice?
R: Vorrei ricordare che, allora, non c'erano più i soldi per pagare gli stipendi della pubblica amministrazione.
D: Quindi, avanti con l'agenda Monti?
R: Quindi occorre quel metodo della serietà e della consapevolezza, di stretta connessione fra diritti e doveri. È stata una svolta: chi governerà deve fare in modo che non sia reversibile.
D: Nel concreto?
R: Manutenere le riforme strutturali e continuare a fare le altre. Quello che avremmo dovuto fare dal momento dell'arrivo dell'euro e non abbiamo fatto.
D: Monti, lei dice. Ma nella Carta di intenti del centrosinistra, riferimenti a questa esperienza non ce ne sono...
R. E infatti io l'ho contestato pubblicamente a Bersani: c'era una foglia di fico che consisteva nel non farne il nome: io non ho foglie di fico e il suo nome lo faccio.
D: Lunedì, al confronto con gli altri candidati, ha detto che lo vorrebbe al Quirinale.
R: Certamente. Sarebbe la garanzia che quel metodo rimane e sarebbe un grande messaggio all'Europa e alla comunità internazionale che guarda a lui.
D: Sarebbe così importante?
R: Assolutamente. I leader che cercavano di fuggire la foto di gruppo con Silvio Berlusconi, fanno a gara, nei summit, a stringere la mano a Monti in favore di obiettivo.
D: C'è chi Monti lo vuole in campo e sono quelli che stanno aggregandosi al centro, da Pier Ferdinando Casini a Luca di Montezemolo, a Oscar Giannino, ai cattolici di Todi.
R: Monti ha già detto di no a chi lo voleva tirare per la giacca. E sono convinto che non tornerà alla Bocconi.
D: Ma lei, onorevole, questo raggruppamento centrista non lo teme? Ci sono persino la Cisl e le Acli.
R: Guardi il collateralismo è finito da anni. Oggi quei dirigenti ritengono di dare legittimamente un contributo. Ne sono personalmente lieto, ma gli iscritti a quei sindacati e a quei movimenti da tempo non votano secondo le pulsioni dei vertici. Il «contrordine compagni» non vale più, né si può chiedere a momenti come quello dei convegni di Todi di riprodurre la Cisl di Bruno Storti o la Confcommerico di Giuseppe Orlando. Lo ha capito bene Santa Romana Chiesa, i cui cardinali sanno che non si può trascinare all'impegno politico nessuno e hanno giudicato positivamente che certa sensibilità politica fosse presente ovunque.
D: Che cosa farà dopo le primarie: accetterà premi di consolazione, com'è sempre accaduto per i perdenti?
R: (Ride) Sono stato chiamato a fare l'assessore al Bilancio a Milano e non ho bisogno di consolarmi né di completare il curriculum: ero presidente di Regione a 40 anni.
D: Renziano antemarcia...
R: Ho cominciato a far politica prestissimo, solo che non volevo rottamare Aldo Moro o Amintore Fanfani, anche se si potrebbe obiettare che non ce ne siano in giro più...
R: Da presidente regionale ebbe anche qualche dispiacere: fu indagato per finanziamento illegale della Dc lombarda...
D: Sì. Mi dimisi subito ed ebbi ragione in tribunale cinque anni dopo: ero innocente. Però nel frattempo avevo pagato con anni di lontananza dalla politica perché nel frattempo c'erano state le elezioni del 1994 e quelle del 1996. Lo ricordo perché oggi l'avviso di garanzia è diventato un titolo di merito e per la non candidabilità in Parlamento, c'è chi arriva a proporre che occorra una sentenza di condanna passata in giudicato. Assurdo.

L. Elettorale, Rutelli: «Modello tedesco unica via per stabilità sistema»

«E' incredibile che ci stiamo apprestando a cambiare la legge elettorale per la quarta volta negli ultimi 20 anni e questo perché ogni volta si cerca di tutelare gli interessi contingenti e di parte e non quelli che di un sistema che dia certezza all'Italia». Lo dichiara Francesco Rutelli a "Un caffè con.." di SkyTG24. «Io credo - continua Rutelli - che per stabilizzare governabilità e rappresentanza nel nostro Paese la migliore soluzione sia il modello tedesco, con un'alta percentuale di sbarramento e con i collegi».
«Sulla polemica sull'alta soglia per il premio di maggioranza - prosegue il leader di ApI - ribadisco che non c'è nessuna voglia di punire nessuno, ci mancherebbe, ma solo la consapevolezza che non succede da nessuna parte, col sistema proporzionale, che vengano assegnati tantissimi seggi a chi non è in grado di conquistare voti».

«Va bene - aggiunge Rutelli - assegnare un premio alla coalizione, purché non siano unioni forzose come quelle sperimentate negli anni passati e naufragate non a caso, sia a sinistra che a destra, per il condizionamento delle forze estreme e populiste».

giovedì 15 novembre 2012

ECCOVI IL MIO DOCUMENTO AGGIUNTIVO DI ADESIONE ALLA CARTA D’INTENTI (ITALIA – BENE COMUNE) PER LE PRIMARIE DI COALIZIONE DI CENTROSINISTRA

1. La nostra coalizione si candida come alternativa morale e politica al lungo periodo berlusconiano, responsabile di aver lasciato un cumulo di macerie nel Paese e, proprio per questo, non può che riconoscere la positività dei passag
gi politici che, con l’a
ccorta regia istituzionale del Presidente Giorgio Napolitano, hanno portato al Governo del sen. Mario Monti. Rivendica, pertanto, come quest’area sia stata decisiva, rinunciando alla deriva elettorale in una fase drammatica per l’economia italiana (con lo spread a quota 575 sui bund tedeschi) per creare le condizioni politiche più favorevoli, pur in un contesto sociale gravemente deteriorato.

2. Il recupero di credibilità che sul piano europeo e internazionale il Governo italiano ha conseguito nell’arco di 10 mesi, consente di guardare al futuro con la convinzione di poter esprimere compiutamente la grande tradizione europeista dell’Italia fino al suo approdo federale, come postulato con visione profetica da Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi e Altiero Spinelli. Dalla crisi non si esce con le ricadute nell’euroscetticismo, ma con più Europa. Attraverso, dunque, il governo dell’euro e la sua stabilizzazione; attraverso la sottolineatura che non può esserci benessere senza lavoro; attraverso la capacità reale di mettere la finanza sotto controllo, perché gli affari non possono essere condotti senza regole: sono questi i termini di una visione europeista moderna e solidale che giustifica una razionale e misurata cessione di sovranità nazionale.

3. Le politiche sociali ed economiche incentrate sulla difesa dei più deboli e sulla promozione di un sistema di pari opportunità richiedono che il merito diventi la bussola di una competizione positiva sul terreno della responsabilità e che ogni cittadino sia chiamato a corrispondere ai doveri fiscali in relazione al proprio patrimonio con fermezza e severità. Così come è necessario procedere ad una piena liberalizzazione dei settori economici, dei mercati e delle professioni nell’interesse del cittadino consumatore, avendo l’attenzione di incidere su di un sistema di potere assai consolidato che alimenta e incoraggia i costi perversi della politica, attraverso una riforma profonda dei servizi pubblici locali.

4. I ripetuti scandali hanno sconvolto la coscienza civile del Paese e fatto crescere il distacco dei cittadini dalla politica. Si chiede giustamente un rinnovamento profondo, non di facciata. Più che una questione generazionale si impone una rivoluzione etica e morale che non può non penetrare in profondità la politica e i partiti. Questo è il vero rinnovamento che impone la piena attuazione dell’art. 49 della Costituzione che richiama la disciplina giuridica delle formazioni politiche.

mercoledì 14 novembre 2012



M.P.N.frecciaPerchè M.P.N.frecciaNotiziefrecciaCANDIDIAMO UN NOI!

CANDIDIAMO UN NOI!

MPN è pronta a fare la sua parte

di Ludovico Seppilli - 27/06/2012

news107

Il paragone con le Polaroid, la domanda “Ti candidi?” con cui regge il filo dell’intero monologo per poi rispondere quaranta minuti dopo, “the final countdown”, un pezzo di Mary Poppins, il linguaggio diretto, concreto, giovane. Ma, soprattutto, l’entusiasmo. Una ricetta perfetta, per 42 minuti di discorso. Matteo Renzi ha colpito ancora, con il terzo big bang nel giro di due anni.
Ha parlato a giovani amministratori e a persone semplicemente appassionate ma non coinvolte nella politica.
Credo che quei 42 minuti abbiano risposto all’anti-politica dominante di questi mesi più di tante dichiarazioni shock e indignazioni.
Renzi ha, per l’ennesima volta, dimostrato di non essere di centrodestra, di centrosinistra o legato a questa o quell’idea. Ha invece ribadito di guardare avanti. Lui, da Sindaco in forza PD, non si vergogna di piacere a chi ha sempre votato altre fazioni. Spiega alla platea un fatto molto semplice: se vogliamo vincere stavolta dobbiamo convincere del nostro progetto persone che prima non avevamo dalla nostra. Un’equazione di una banalità sconcertante, ma che evidentemente dalle alte sfere non comprendono.
Parla di tanti fatti concreti, dall’ambiente a Equitalia, dalle privatizzazioni alle tasse. Smorza con un po’ di ironia, ascoltarlo per più di 40 minuti è una passeggiata.

A me, Matteo Renzi, ha definitivamente convinto. L’ho sempre seguito, ma con qualche dubbio. Ora mi sento sicuro di poter dire che parliamo la stessa lingua, inseguiamo gli stessi ideali.
Nel fondare una realtà come MPN ho provato a inserire quel mix di energia, idee, persone valide ma diverse che lui sta portando avanti.

Alle primarie candiderà “un noi”, altra grande intuizione. È incredibile come gli alti gerarchi del Partito Democratico, con in casa l’arma più forte per stravincere le elezioni, invece di coltivarla e sostenerla, la attacchino e discreditino. Rosy Bindi, senza pudore, ha criticato duramente Renzi e i suoi e a lei si sono accodati Bersani, Marini, D’Alema…tutto quell’apparato che vive come fossimo ancora in piena Guerra Fredda, quei politicanti che operano ancorati a ideologie da fine ‘800, persone senza cultura e senza idee che si sono arricchite alle spalle di una popolazione.
A tutto questo si contrappone il noi, della gente comune che ogni giorno si alza al mattino e contribuisce alla crescita del Paese, non solo quella economica ma innanzitutto quella sociale, culturale, ideale. Un noi che si può e si deve riunire sotto la bandiera del futuro e dell'oggettività di proposte intelligente e innovative, senza frammentarsi seguendo un colore politico o facendo da coro a qualcuno che pensa di poter caricare su di sè il Paese e risolvere con la bacchetta magica tutti i problemi. 
Più provano a smontare un movimento come quello renziano, più esso si rafforza, più attira consenso. La grande sfida è alle porte: non tanto portare via voti a Grillo, che raccoglie una minoranza assoluta degli scontenti, quanto riaccendere l’interesse per la politica all’interno del vero primo partito in Italia, quello degli astenuti. Il tasso dei non votanti alle amministrative ha superato il 45%, un’enormità. Lì c’è una grande fetta dell’Italia migliore, famiglie oneste e persone che lavorano. Uomini e donne, giovani e meno giovani stufi di un teatrino che, imperterrito, continua a rivelarsi inadatto a guidare un Paese.
È lì la prova del nove. Torniamo a infondere speranza, ricostruiamo ideali e non ideologie, parliamo al cuore delle persone. Con Matteo Renzi spero potremo farlo.
Renzi deve ancora dimostrare tutto ovviamente, dando seguito alle bella parole con dei fatti.
Ma, sinceramente, penso non avrà difficoltà nel farlo. Noi, con Muoviti Per la Novità, siamo pronti a sostenere chiunque voglia davvero il bene dellla nostra Italia. Chiunque metta da parte i tornaconti personali e lavori per l'interesse comune. Se Matteo Renzi continuerà su questa strada, non potremo che augurarci il suo successo. 



L'euro è il dito, ma la UE è la luna, la sua parte nascosta, di cui si sa poco o nulla. L'italiano è più a conoscenza dei dibattiti del Senato americano che delle decisioni prese a Bruxelles. Forse perché non c'è molto da dire di un luogo che assomiglia a un club Med, a un dolce esilio dei trombati alle elezioni nazionali come Mastella. L'annullamento della politica europea, sostituita nei fatti da un'unione bancaria europea, non è quello che volevano i padri fondatori Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman. L'Europa non è una banca, ma una somma di popoli e di civiltà millenarie. Prima dell'euro era necessario creare le fondamenta di regole comuni, ad esempio di politiche per la Difesa e per la fiscalità. Siamo passati dall'Europa di Giulio Cesare e Carlo Magno all'Europa dello spread.
I partiti italiani usano la UE come un alibi, alla bisogna, quando serve, come per la Tav in Val di Susa, che in realtà non vuole più nessuno in Europa, oppure la ignorano completamente, come avviene per il falso in bilancio, la legge anti corruzione (che ci viene chiesta dal 1999), il conflitto di interessi, l'elezione di condannati in Parlamento e per tutte le immani porcate per le quali siamo "calpesti e derisi". Il potere della UE è sanzionatorio: se non applichi le sue direttive paghi la multa. Se, ad esempio, non si ottempera alle direttive in materia di ambiente, il cittadino italiano (incolpevole) paga multe salatissime. L'Italia è sanzionata ogni anno per centinaia di milioni di euro per truffe ai danni della UE. Primatista assoluta. Multare il cittadino incolpevole (le tasse alla fine le paga lui) a causa dell'inefficienza e della corruzione della politica è come bastonare un asino sfinito dalla mola. Il "Dio lo vuole" delle Crociate è stato sostituito dai partiti con "L'Europa lo vuole", anche quando quest'ultima non vuole proprio nulla, come nel caso degli inceneritori nati come i funghi (specie amanita falloide) in Italia, ribattezzati "termovalorizzatori" dai pdimenoellini, che alla forma ci tengono. I soldi dell'Europa, mitici e inesistenti. I fondi europei, grande presa per i fondelli. Ogni anno destiniamo alla UE circa 12 miliardi di euro, ne ritornano, quando va bene, nove che, in prevalenza, finiscono alle Regioni dove le mafie sono più presenti: Campania, Calabria e Sicilia. I tre miliardi di differenza vanno altrove. E' l'Italia a finanziare la UE, non il contrario. E ora, di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, la UE tace. Chissà forse ci farà una multa per divieto di sosta a Montecitorio. La Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto ha sancito nel 2003 che "gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l'elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria". C'è del marcio a Bruxelles. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere.
dittatura_europea_3DA.pngLa dittatura europea di Ida MagliMentre l'Unione mostra la sua inutilità, la politica tace. Il sogno comunitario ci sta togliendo la libertà
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«Senza dubbio tra i contendenti Bruno Tabacci è quello che ha maggiori competenze - osserva Rutelli - e ha una chiara idea di quale sia il duro percorso di riforme che attende l'Italia nei prossimi anniTabacci e' poi in grado di conquistare consenso nel mondo moderato, cosidecisivo nel vincere le elezioni politiche generali». Lo dichiara Francesco Rutelli alla trasmissione Un caffe' con... di SkyTG24. «Le primarie - osserva Rutelli - sono un importante momento di confronto democratico e un plauso va a Sky per aver creato un confronto tra i candidati: svolge un prezioso servizio pubblico».

martedì 13 novembre 2012

L'opposizione a suon di carta bollata. Ecco l'avvocato “ammazzadestra”

IL PROFILO. Chi è Gianluigi Pellegrino, l'avvocato salentino che fa tremare Alemanno e Polverini. Dai ricorsi per le quote rose e la rivoluzione della giunta comunale, sino al blocco della vendita dell'Acea. Dopo l'esclusione della lista Pdl, ora ha vinto anche il ricorso al Tar per le mancate elezioni regionali, costringendo la governatrice a rifugiarsi nell'angolo del Consiglio Di Stato
Figlio del senatore che ha presieduto la Commissione Stragi, il legale vive tra Roma e la Puglia. Ad Affaritaliani.it confessa: “Sono di sinistra, voto Pd, tifo per Bersani ma sono un non allineato. Motivo per il quale le mie lotte, che sono tutte "civiche" riesco a farle benissimo da esterno al partito”. E a proposito della maggioranza di governo a Roma e nel Lazio, aggiunge: “ Siamo davanti a politici pasticcioni e negligenti; c'è un tentativo continuo della presidente di torcere e deformare l'ordinamento”

Martedì, 13 novembre 2012 - 16:59:00
di Patrizio J. Macci

Viene dal Salento e lo dice con orgoglio. Lo hanno soprannominato l'avvocato del Pd, dell'anima rumoreggiante, quella che non ci sta a soccombere alla norma spesso ingiusta e dilatoria, manzonianamente scritta per difendere "i potenti" a scapito dei cittadini.L'ultimo ricorso lo ha portato avanti in nome del Movimento Difesa del Cittadino, assestando un fendente micidiale all'atteggiamento dilatorio e temporeggiatore della Governatrice Polverini, che tiene in scacco la Regione Lazio non indicendo le elezioni.
gianluigi pellegrino

Gianluigi Pellegrino è pugliese come Moro e D'Alema, figlio di Giovanni Pellegrino, senatore della Repubblica tra le file dei Democratici di Sinistra dal 1990 al 2001 e presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle stragi, nonché autore di un preziosissimo volume della Einaudi per orientarsi nell'arcipelago degli Anni di Piombo. É di Pellegrino senior la proposta di una soluzione per chiudere lquella triste pagina di storia con una proposta di "riconciliazione". Presidente della Provincia in Puglia nel 2009 quando la sua carriera politica sembra esaurirsi c'è il passaggio ideale di testimone, perché la prima impresa di rilievo di Gianluigi è del luglio 2011. Aveva colpito e affondato il Sindaco Alemanno per la vicenda del mancato rispetto delle quote rosa nella giunta comunale. Ancora prima era stato protagonista nella vicenda dell'esclusione della lista del Pdl alle ultime elezioni regionali.
Nel luglio scorso il percorso di “ammazzadestra” segna un punto clamoroso: la proposta di delibera di vendita dell'Acea viene bloccata dal Consiglio di Stato, sempre per il suo lavoro infaticabile, con motivazione annessa: "Violazione dei diritti delle minoranze". Il lavoro dell'Aula Giulio Cesare si ferma e la votazione sul bilancio slitta  all'autunno. E queste sono solo le battaglie che riguardano la nostra regione.
Avvocato, l'hanno definita "il legale del Pd?
"Sono di sinistra, voto Pd, tifo per Bersani ma sono un non allineato. Motivo per il quale le mie lotte, che sono tutte "civiche" riesco a farle benissimo da esterno al partito. Quando il Pd non è d'accordo vado avanti lo stesso".
senatore giovanni pellegrino

Cosa c'è all'origine delle sue battaglie?
C'è un filo ovviamente rosso che le unisce, è cominciata con il ricorso contro l'ammissione della lista del Pdl alle regionali, è proseguita con l'opposizione al tentativo continuo della Polverini di torcere e deformare l'ordinamento della Regione a favore di chi governa con ogni mezzo. Siamo davanti a politici pasticcioni e negligenti, mi creda.
Tre indizi formano una prova, perché stiamo assistendo a questo "spettacolo"?
"E' l'ultima eredità del berlusconismo, il malrispetto per le regole in ogni senso. Tutto è permesso, anche tenere una regione sospesa e paralizzata per mesi e mesi. E nessuno protesta. Lei vede cittadini arrabbiati che protestano per questo stato di cose? Io no, anche questo è un segno di assopimento dell'opinione pubblica ultimo regalo del berlusconismo".
Il palmares dell'avvocato Pellegrino a questo punto è impressionante. E' la bestia nera del Pdl nel Lazio. Si sottrae elegantemente all'ultima domanda, se intenda candidarsi alle prossime elezioni politiche.
Rimane l'evidenza dei fatti circa il suo operato professionale e politico: "Ogni botta una tacchia", come si direbbe a Roma. Anzi visto che siamo in clima da celebrazioni post elettorali americane, "one shot, one kill".

lunedì 12 novembre 2012

Giovedì in Senato il ddl Rutelli su Commissione costituente

Il ddl Rutelli per una Commissione costituente approderà in Senato giovedi 15 novembre, assieme agli altri già presentati nel corso della legislatura. E' stata infatti accolta la proposta di Rutelli e del senatore Pasquale Viespoli di far decidere finalmente l'assemblea, dopo che l'aula aveva deliberato di esaminarli con urgenza. La Commissione affari costituzionali se ne occuperà nuovamente martedi prossimo. «Questa Legislatura - dice Rutelli - non ha approvato nessuna riforma della Costituzione. Non ci riuscirà neppure la prossima, con procedure ordinarie: l'unica speranza per modernizzare le istituzioni e aggiornare la II parte della Costituzione risiede nel via libera del Parlamento a una commissione eletta dal popolo in contemporanea con il voto politico».
«Una commissione con forte mandato popolare - sottolinea Rutelli - tempi certi (e, aggiungo, senza maggiori costi moltiplicazione di poltrone, visto che le Camere hanno fallito anche sulla riduzione del numero dei parlamentari). E' una sfida che può essere condivisa da tutti, per il bene delle nostre istituzioni».

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