sabato 11 febbraio 2012

utelli in Senato su emergenza maltempo

Il testo dell'intervento di Rutelli oggi in Senato dopo l'informativa del ministro dell'Interno Cancellieri sulle conseguenze derivanti dal maltempo
Signora Presidente, ringrazio il ministro Cancellieri: siamo lieti che anche in questo settore così importante vi sia un Ministro che associa antica competenza e fresca passione nel suo impegno. È un momento difficile ed assicuriamo al ministro Cancellieri il sostegno del nostro Gruppo per il lavoro che svolge.
Signora Presidente, nei dieci minuti di tempo a me assegnati vorrei affrontare tre questioni: i fatti (sarò molto breve perché il ministro Cancellieri li ha già descritti compiutamente), la macchina o meglio l'architettura del sistema nel nostro Paese ed alcune valutazioni di prospettiva.
Anzitutto aggiungo la mia voce e quella del Gruppo Per il Terzo Polo:ApI-FLI del Senato al ringraziamento nei confronti di chi ha operato. Penso alle zone interne, ai piccoli comuni, alle zone montane. Oltre alle Forze di polizia ed alle strutture della Protezione civile, non c'è dubbio che quanto è stato fatto dall'Esercito, dal Corpo forestale e dai Vigili del fuoco debba meritare il plauso e la gratitudine. In molti casi, si è fatto più di quanto richiesto dai compiti di servizio. Questo è uno dei tratti fondamentali - dobbiamo ricordarlo - delle qualità italiane. Chi si mette al servizio lo fa non perché abbia un orario da rispettare e mansioni da attuare, ma lo fa perché sente un di più di civismo e di voler dare un contributo al bene della propria comunità.
Signor Ministro, non ci dobbiamo dimenticare che ancora oggi mentre parliamo vi sono alcune migliaia di persone, ad esempio nella Provincia di Roma, senza elettricità e senza acqua: ad una settimana di tempo da questo evento pur prolungato, ciò è grave.
Dobbiamo capire come si deve assicurare rapidamente, anche in contrade disperse nel territorio, un tipo di intervento vitale, primario, che poi purtroppo è all'origine di molti decessi che si stanno registrando; infatti, in tanti casi l'isolamento e la mancanza di assistenza alle persone anziane determinano la morte o condizioni gravissime di salute.
Signora Ministro, è molto importante prevedere cosa si dovrà fare, da parte degli organismi che ieri sono stati coordinati in modo efficace nel comitato operativo della Protezione civile, in vista di un nuovo grave e severo momento di attacco dal punto di vista delle condizioni meteo che toccherà, come lei ha ricordato, quasi tutto il nostro Paese.
Non farò alcuna polemica. È evidente che la situazione della città di Roma, non solo per la rilevanza e il numero di persone toccate e colpite, ma anche per il fatto che si tratta della Capitale d'Italia, esige una puntualizzazione. Il punto che talvolta, secondo me, i sindaci dimenticano - e parlo di tutti i sindaci italiani - è il fatto che il sindaco, in base alla legge n. 225 del 1992, è autorità di Protezione civile. Noi siamo in un Paese nel quale spesso i sindaci reclamano maggiori poteri, e ricordo negli ultimi tempi - lei era prefetto - un carnevale di ordinanze di sindaci che volevano proibire di sostare sulle panchine e di consumare i chewing gum, nonché altre misure assolutamente bizzarre per dimostrare di essere incidenti su alcune materie che possono toccare l'opinione pubblica, ma dimenticano alcuni piccoli dettagli, ossia che la responsabilità sul territorio della Protezione civile spetta al sindaco. Il sindaco, come prescrive la suddetta legge, «assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al Presidente della giunta regionale» e «chiede l'intervento di altre forze».
Sottolineo tali aspetti perché è evidente che i sindaci oggi sono indeboliti, hanno meno risorse, e che i sindaci dei piccoli centri sono più deboli, così come i sindaci di grandi città si trovano talvolta a fronteggiare problemi giganteschi, che vengono esponenzialmente aggravati se non ci si rende conto del fatto che emanare un'ordinanza di urgenza, come è avvenuto a Roma, di chiusura immediata degli uffici pubblici e delle scuole, improvvisamente, alla fine della mattina di venerdì, ossia nel momento di massimo traffico nell'uscita dalla città di coloro che il venerdì ritornano spesso nelle località di residenza, e caricare senza un'organizzazione e senza preavviso questa massa di persone nella congestione improvvisa della violenta nevicata, avrebbe determinato semplicemente la paralisi. La situazione è stata poi aggravata dal fatto - per citare la situazione più drammatica, quella del raccordo anulare - che non sono state date le disposizioni per tenere sgombre le corsie di emergenza. Trasformate queste ultime in parcheggio di fortuna, il raccordo anulare è diventato un incubo di un centinaio di chilometri di automobili bloccate.
Tutto ciò è nato dalla mancanza di pianificazione, di fronte a un evento che era - si può discutere sui centimetri previsti - il più annunciato che si potesse immaginare.
Questo tipo di problemi ci richiama la questione di sistema, con una premessa: anche i colleghi più scettici sulle problematiche del cambiamento climatico e dei suoi effetti devono considerare il fatto che, al di là di una visione politica e ideologica sugli aspetti dell'ambiente e del clima, non c'è dubbio che ci troviamo già oggi dentro gli effetti di quelle componenti di estremizzazione dei fenomeni climatici che i più autorevoli scienziati già da almeno 15 anni hanno preconizzato. Dunque l'Italia, che ha un sistema e una struttura territoriale così fragili, deve organizzarsi meglio, perché la severità di simili eventi colpirà più severamente il nostro territorio e le sue grandi fragilità.
Ho letto un interessante studio sull'alluvione ligure dell'ottobre scorso elaborato dalla facoltà di agraria di Firenze, che ha documentato come il 95 per cento delle frane abbia interessato terrazzamenti abbandonati e invasi da vegetazione incolta, mentre invece i terrazzamenti ben gestiti - la storia della Liguria - hanno visto solo in cinque casi su ottantotto, di quelli censiti, realizzarsi delle frane.
Questo vuol dire che la grande problematica della corretta gestione del territorio e del coordinamento è fondamentale. Ho visto con piacere che il Governo ha attribuito risorse per l'assetto idrogeologico ai ministri Clini e Barca che dovranno gestirle dando ad esse modalità operativa.
La fragilità dell'Italia è fatta anche di cattiva gestione e cattivo coordinamento. Per quanto riguarda la Protezione civile, il cattivo coordinamento sta a significare mancanza di previsione e pianificazione. In realtà mai siamo stati in grado di prevedere così bene gli eventi nella storia recente, ma in tema di pianificazione mai, signora Ministro, siamo stati messi così male.
Ho apprezzato il suo atteggiamento rispetto alla Protezione civile. È evidente a tutti, infatti, che la Protezione civile negli anni passati ha sconfinato e lo ha fatto perché disponeva di una copertura politica da parte dei diversi Governi, ben lieti di avere un organismo efficiente in grado di svolgere il pronto intervento, un organismo dotato di procedure adeguate - le ordinanze della Protezione civile erano tutto - e di risorse. Quest'organismo però ha vissuto un processo di gigantismo che ha portato poi agli eventi critici negativi di cui si è occupata la magistratura. Guai però affermare che, dovendo venire meno al gigantismo, la Protezione civile si debba indebolire o peggio ancora demolire perché non esiste alternativa, signora Ministro, e lei lo sa bene. Attualmente, infatti, la struttura della Protezione civile è collocata presso la Presidenza del Consiglio, dove svolge una funzione trasversale tra le diverse amministrazioni ed è in grado di coordinare operativamente qualcosa che da solo il Ministero dell'interno, pur con le sue straordinarie potenzialità, non potrebbe fare. Rimettiamo quindi le cose nella direzione giusta, perché sappiamo bene che un decentramento, a fronte di un tessuto organizzativo dei nostri Comuni e delle nostre Regioni via via più slabbrato, anche a causa del calo delle risorse, non porterebbe da nessuna parte.
Sono d'accordo quindi con la linea che il Governo sta tenendo. La Protezione civile non si può assolutamente smantellare; sarebbe criminale e prendere a pretesto le vicende infauste e infelici degli ultimi tempi sarebbe, da parte nostra, un grave errore. La mia conclusione quindi è positiva.
Vorrei tuttavia sottolineare una criticità di cui si parla poco e su cui il Governo dovrebbe dire qualcosa in più: l'emergenza gas. Temo vi siano inadeguatezze tecniche all'origine della insufficiente erogazione in questo momento di crisi. I nostri concittadini chiedono la proroga dei termini e delle scadenze fiscali di pagamento e contrattuali nei territori che hanno subito i disagi più grandi; rimborso agli utenti, anche sulle prossime bollette, per chi ha patito disagi per mancanza di luce, acqua, gas e, infine, la riapertura delle scuole e il recupero dei giorni persi, anche durante le vacanze pasquali, per evitare danni prolungati all'apprendimento e all'insegnamento. Ma soprattutto, signora Ministro - e concludo signora Presidente - nei prossimi giorni confidiamo si faccia tesoro anche degli errori della settimana scorsa e che il Governo, utilizzando la Protezione civile e coinvolgendo tutti gli organismi, sul modello del comitato operativo della Protezione civile, sia in grado di dire agli italiani che di fronte ad un'emergenza in arrivo, anziché fare le polemiche ridicole del giorno dopo, è opportuno attrezzarsi per affrontarla tutti insieme.
Condivido pertanto quanto detto dai colleghi: non c'è niente di più tremendo che vedere, di fronte al disagio dei cittadini, gli amministratori che polemizzano tra loro. Evitiamolo. Per le cose che non funzionano ciascuno si assuma la responsabilità di non averle fatte funzionare e non le scarichi sull'amministrazione vicina.
Su questo, signora Ministro, le chiedo di vigilare perché tra due giorni arriverà un'altra emergenza, già iniziata in una parte del Paese, e guai se all'emergenza maltempo fa seguito l'emergenza chiacchiericcio, scontro e inutile polemica tra le istituzioni.

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mercoledì 8 febbraio 2012

DICHIARAZIONI : RUTELLI E BIANCO SUL TESORIERE DELLA MARGHERITA

Una pagina molto positiva». Così viene definita la testimonianza resa dal Collegio dei Revisori dei Conti della Margherita ai PM della Procura di Roma, in un comunicato dei tre responsabili della Margherita, Francesco Rutelli (Presidente), Enzo Bianco (Presidente dell'Assemblea Federale), Gianpiero Bocci (Presidente del Comitato di Tesoreria).
«Abbiamo ricevuto ieri sera i risultati dell'indagine analitica dei Revisori, che fa luce sulle tecniche di artificio e occultamento - una vera e propria doppia contabilità - nei bilanci della Margherita operate dal tesoriere Lusi. Abbiamo quindi chiesto loro di trasmettere subito tutti i copiosi documenti ai PM dr. Caperna e dr. Pesci, ai quali va dato atto della tempestività con cui hanno sentito il Collegio dei Revisori. Ci pare importante l'accertamento inequivocabile degli ammanchi nell'arco di cinque anni (2007-2011). Proseguiremo con gli accertamenti interni, attraverso la due diligence. Attendiamo con fiducia gli sviluppi dell'indagine e confermiamo la volontà di andare fino in fondo per il perseguimento delle responsabilità e il recupero del maltolto».

lunedì 6 febbraio 2012

La Camera,
premesso che:
i recenti dati resi noti dalla Guardia di finanza sul recupero dell'evasione fiscale fotografano un quadro allarmante: nel 2011 sono stati scoperti redditi non dichiarati per oltre 50 miliardi di euro e imposta sul valore aggiunto evasa per oltre 8 miliardi di euro, mentre 7.500 è il numero degli evasori totali scoperti nell'anno 2011;
nello specifico, dai dati risulta che nelle indagini sulle frodi e i reati fiscali sono stati denunciati 12 mila soggetti perlopiù per aver utilizzato o emesso fatture false (1.981 violazioni), per non aver versato l'imposta sul valore aggiunto (402 casi), per aver omesso la dichiarazione dei redditi (2 mila violazioni), o per aver distrutto o nascosto la contabilità (oltre 2 mila casi). Sono stati oltre 902 milioni gli euro sequestrati immediatamente ai responsabili dei reati fiscali. Con riferimento all'evasione fiscale internazionale i redditi non dichiarati, messi in luce dalla Guardia di finanza, sono pari a circa 11 miliardi di euro nel 2011. Le indagini si sono concentrate, in particolare, sui trasferimenti «di comodo» delle residenze di persone e società nei paradisi fiscali e sullo spostamento all'estero di capitali per non pagare le tasse in Italia;
è evidente che l'evasione fiscale determina effetti devastanti sull'economia di un Paese come l'Italia e rappresenta un ostacolo nel cammino verso il risanamento e lo sviluppo, una vera e propria piaga che le stime attestano ormai sui 120 miliardi di euro;
per troppo tempo le norme tributarie di difficile interpretazione hanno agevolato fenomeni elusivi e incrementato il contenzioso; le politiche, che nel corso degli anni hanno sostenuto l'adozione di condoni e scudi fiscali, hanno inferto un duro colpo all'attività di contrasto all'evasione, regolarizzando la posizione di quanti, fino a quel momento, avevano agito nell'illegalità;
le iniziative intraprese con l'ultima manovra economica, il decreto-legge n. 201 del 2011, forniscono strumenti essenziali nella lotta al fenomeno dell'evasione: tra questi vi è l'obbligo, per gli operatori finanziari, di comunicare all'anagrafe tributaria le movimentazioni che hanno riguardato ogni utente ed ogni informazione utile ai fini dei controlli fiscali e la limitazione della soglia legale di utilizzo del contante, al fine di garantirne la tracciabilità, che si aggiungono agli altri strumenti a disposizione dello Stato per combattere l'evasione, quali il redditometro e studi di settore sempre più analitici;
una priorità, tuttavia, come emerso anche dal rapporto realizzato dal gruppo di lavoro guidato dal presidente dell'Istat Giovannini sull'evasione fiscale e l'economia sommersa, è rappresentata dall'esigenza di quantificare il fenomeno dell'evasione e di poter disporre di dati ufficiali e trasparenti;
la stima precisa del fenomeno, basata su modelli utilizzati anche all'estero, quali, ad esempio, il tax gap, cioè la differenza tra quello che dovrebbe essere il gettito e quello che in realtà è, se pubblicata annualmente, consente di verificare i progressi ottenuti nella lotta all'evasione ed eventualmente valutare l'efficacia delle azioni condotte;
in tal modo, parte dell'evasione recuperata potrebbe essere utilizzata per consentire la riduzione delle aliquote fiscali;
i controlli e le indagini bancarie sono strumenti efficaci nelle differenti azioni di contrasto all'evasione, ma appaiono tuttavia non ancora del tutto sufficienti;
l'evasione sottrae le risorse per le politiche sociali e la collettività, impedisce  il corretto funzionamento del mercato e della concorrenza ed è all'origine dell'economia sommersa,
impegna il Governo:
a realizzare annualmente una stima effettiva ed ufficiale della portata del fenomeno dell'evasione attraverso la verifica della misura delle imposte dovute e non pagate, sia complessivamente che per singolo tributo, al fine di valutare i progressi e l'efficacia degli strumenti di contrasto all'evasione rispetto all'anno precedente;
a prevedere iniziative di semplificazione della normativa tributaria al fine di garantire maggiore trasparenza e chiarezza nell'interpretazione ed evitare, in questo modo, fenomeni elusivi e di aggiramento di norme;   ad adottare iniziative finalizzate a garantire certezza del diritto e rapidità del giudizio nel contenzioso tributario;
ad adottare iniziative per predisporre l'ulteriore progressiva riduzione del limite di utilizzo del contante;   a promuovere una revisione della normativa in tema di sanzioni amministrative e penali per i reati connessi al fenomeno dell'evasione;
ad adottare iniziative per rafforzare il ruolo della Guardia di finanza e la sua azione di contrasto all'evasione e per garantirne un migliore coordinamento con l'Agenzia delle entrate.
(1-00845)   «Pisicchio, Fabbri, Lanzillotta, Mosella, Tabacci, Brugger».

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