mercoledì 19 settembre 2012

19 settembre 2012EDITORIALI
 
Francesco Rutelli ha preso atto ufficialmente del fallimento del progetto del Terzo Polo ed ha annunciato che il suo partito, Alleanza per l’Italia, ha deciso di rientrare nell’area del centrosinistra per contribuire a rinforzare la componente cattolica del Partito democratico e sostenere la candidatura di Tabacci alle primarie del partito guidato da Pierluigi Bersani. Nessuno considera decisiva e determinante la scelta dell’ex sindaco di Roma per il futuro del Partito democratico e per la conclusione della battaglia delle primarie tra Bersani, Renzi, Tabacci e chissà quali altri concorrenti. Ma va riconosciuto che il percorso indicato da Rutelli per se stesso e per il proprio gruppo ha una precisa dignità politica.
Si può ironizzare quanto si vuole sulla scarsa incidenza che la componente rutelliana potrà avere sulla vita interna del Pd. L’esperienza niente affatto esaltante del Terzo Polo ha ridimensionato drasticamente la consistenza e la credibilità di un gruppo che prima della fuoriuscita dal Partito democratico veniva accreditato come il possibile fulcro federatore di tutti i cattolici progressisti. In aggiunta si può anche rilevare che da possibile “fulcro federatore” il gruppo rutelliano si deve ora accontentare di diventare la ruota di scorta di Beppe Fioroni e dei neo-dossettiani di Todi. Ma, con tutte le ironie e le valutazioni riduttive del caso, non si può fare a meno di riconoscere che il progetto di Rutelli di tornare a partecipare alla costrizione della componente cattolica della sinistra ha un senso politico preciso. Che è quello di ricominciare a far parte del rassemblement della sinistra italiana. Diverso, invece, è il caso di Futuro e Libertà. Che non ha ancora preso atto ufficialmente del fallimento del progetto del Terzo Polo e che non sembra aver definito alcun progetto politico per il futuro tranne quello della salvezza e della sistemazione personale dei propri esponenti di punta.
Per la verità, a Mirabello, l’ultimo incontro pubblico di Fli, una qualche prospettiva politica è stata disegnata. Cioè è stato indicato che Fli continua a perseguire il progetto di costruzione di un centro alternativo sia alla destra berlusconiana che alla sinistra bersaniana, progetto che non viene più chiamato Terzo Polo perché il termine è passato in disuso ma che continua a rimanere in piedi anche se privo di una definizione precisa. Ma dopo Mirabello c’è stato Chianciano. E la partecipazione di Gianfranco Fini alla manifestazione in cui Pierferdinando Casini ha rivendicato il ruolo dell’Udc come asse portante ed indispensabile di qualsiasi nuova aggregazione centrista, è apparsa come una chiara e definitiva sconfessione del percorso politico scelto da Fli nella sua assemblea emiliana. Fini, infatti, non è stato presentato e non ha parlato come il rappresentante di una forza politica affine ma autonoma che decide di partecipare ad un progetto comune con un partito maggiore. È stato presentato ed ha parlato come personaggio singolo: come Beppe Pisanu, Emma Marcegaglia, Corrado Passera. Cioè come un esterno di prestigio che aderisce singolarmente e personalmente ad un partito che con Casini rivendica con forza ed in polemica aperta con altri soggetti (Montezemolo) il ruolo di forza egemone dell’area di centro.
Fli, di fatto, è dunque sciolta. Ed i suoi aderenti e sostenitori non hanno alcun progetto politico da seguire ma solo il destino personale da sistemare sull’esempio dato dal proprio leader Gianfranco Fini. Non è un caso che qualcuno stia cercando di avere la promessa di una candidatura da parte di Casini, qualche altro si stia indirizzando verso Montezemolo ed altri ancora brancolino nel buio nella difficoltà di trovare una qualche collocazione affidabile. La logica vorrebbe che l’esempio di Rutelli a sinistra venisse seguito anche sul versante opposto. E che gli orfani del Terzo Polo ritornino nei rassemblement di origine. Ma Rutelli ha seguito una logica politica a cui agganciare quella personale, Fini ha fatto il contrario. Ed i suoi amici, abbandonati al proprio destino, o tornano alla logica politica o sono destinati a scomparire.

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