martedì 5 giugno 2012

Il parlamentare centrista abbandona l'arnia rutelliana per mettersi in proprio. Una pattuglia di amministratori locali è pronta a seguirlo e lui guarda con insistenza a Montezemolo

AU REVOIR Gianni Vernetti
La battuta, per quanto scontata, circola nei palazzi romani: “con Api non si vola più”. Semmai qualcuno, a parte il Capo, abbia mai preso quota. Questa mattina Gianni Vernetti annuncia il divorzio da Alleanza per l’Italia, isoletta dell’arcipelago terzopolista, nata da una costola del Pd su iniziativa di uno dei due cofondatori, Francesco Rutelli. Dopo Linda Lanzillotta, che ha dato il benservito all’ex leader della Margherita attraverso le colonne del Corsera, anche il suo luogotenente piemontese abbandona l’arnia neo centrista.

E’ l’ennesimo cambio di pelle per questo enfant prodige della politica subalpina, figlio di una nota esponente socialista, da poco scomparsa, che dopo la militanza giovanile nella sinistra extraparlamentare (Lotta continua) è stato tra i promotori delle liste Verdi, in rappresentanza delle quali ha fatto parte della giunta Castellani, dal 1993 al 1999. Di lì l’approdo nella Margherita e il tandem fino a ieri inossidabile con l’ex sindaco di Roma, che lo ha portato a ricoprire il prestigioso incarico di sottosegretario agli Esteri nel secondo governo Prodi e con esso a diventare il Kissinger della Crocetta, come scherzosamente lo chiamano gli amici, per la sua passione di disegnare improbabili scenari geopolitici.

E’ stato tra i fondatori del Pd nel 2007 e tra i primi ad abbandonarlo due anni dopo per assecondare la rupture rutelliana. Una lenta conversione verso posizioni liberali, che potrebbe proseguire se venissero confermate le voci secondo le quali il suo prossimo approdo sarà nella nascente creatura di Luca Cordero di Montezemolo, dove ha già un avamposto rappresentato dall’ex amministratore delegato di Environment Park, Alessandro Battaglino, oltre all’europarlamentare Gianluca Susta, con il quale condivideva la militanza nell’area rutelliana all’interno della Margherita.

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