venerdì 16 dicembre 2011

Tabacci: «Da Api ok a fiducia, Monti vada avanti»

L’intervento del on. Bruno Tabacci in dichiarazione di voto sulla manovra economica
Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Monti, la fiducia richiesta dal suo Governo avviene su un provvedimento obbligato, necessario e senza alternative. Ne siamo consapevoli. Il rischio di avvitamento del nostro debito sovrano richiede una risposta vera, con un coinvolgimento profondo della pubblica opinione. I segnali vanno dati in tutte le direzioni e devono essere credibili, se si vuole poter contare su un'inversione di tendenza dei mercati. Ma la prospettiva da indicare non può essere il ritorno alla moneta nazionale. Sarebbe un dramma e un errore storico.
La sua credibilità, anche internazionale, è un punto di forza, ma ora è il sistema politico del nostro Paese che deve dimostrare di saper reggere la sfida. La discussione, nelle Commissioni bilancio e finanze, ha avuto, in questi giorni, luci ed ombre. Non sempre vi è stata la consapevolezza della posta in gioco come sulla questione delle liberalizzazioni, che dovrà essere ripresa con forza e in maniera organica. Non si può pensare che si debbano chiedere sacrifici, anche rilevanti, ai pensionati e strizzare l'occhio alle corporazioni.
Ho notato che al suo Governo si chiede di fare il lavoro difficile, quello che la politica, la nostra politica, non è riuscita a fare in questi anni. È una missione che incorpora il riconoscimento che siamo stati al di sotto dei nostri doveri e delle nostre responsabilità. Il recupero d'orgoglio della funzione politica non passa da una sterile rivendicazione di ruoli e neppure evidenziando la condizione di commissariati, quanto dall'esercizio di un ruolo attivo e coinvolgente, al quale si viene sollecitati dall'azione del Governo.
Se Monti è disperato, noi stiamo molto peggio di lui. Tra 18 mesi non potremo presentarci al giudizio degli italiani affermando che la politica siamo noi. Non saremmo creduti. È perché dovremmo esserlo? Pare un paradosso e non lo è. Il successo del presunto Governo tecnico è il successo della politica. Siamo senza alternative. Diversamente monterà ancora di più il forte vento dell'antipolitica, che si nutre delle nostre insufficienze. Per questo, Presidente Monti, le diamo volentieri questa fiducia e la sollecitiamo ad andare avanti con grande determinazione.
Alla fine, anche noi saremo profondamente diversi all'interno di questa grande maggioranza che sostiene il Governo nel Paese, ma anche tra le opposizioni, che sembrano più preoccupate di improbabili recuperi elettorali che di metterci la faccia di fronte alla durezza strutturale dei nostri problemi.
Al Governo Monti, al quale si possono e si debbono svolgere e rivolgere critiche costruttive, va riconosciuto il merito di aver chiuso la storia dei condoni e degli scudi, non con le parole, ma con i fatti, richiamando anche gli scudati alle loro responsabilità verso il Paese e indicando la lotta al sommerso e l'evasione come la via maestra per recuperare coesione sociale e civile anche seguendo in questa fase la strada impervia della patrimoniale, possibile senza restare prigionieri dei nominalismi.
Auguro a Monti la discontinuità rispetto alle furbizie di rappresentare al Paese una situazione diversa da quella reale, come è accaduto spesso in questi anni. Deve continuare a parlare al Paese il linguaggio della verità: la crisi non è psicologica, ma è così strutturale che ci spingerà verso un nuovo modello di sviluppo, che deve legare il benessere al lavoro, alle regole, ai doveri e alle responsabilità e deve ricostruire il dialogo istituzionale.
In questi anni, abbiamo consumato l'enorme bugia costituzionale che eravamo ormai in un sistema presidenziale, dove i cittadini eleggono il Governo. È una congettura così falsa che il Governo è caduto e ora ci troviamo in campo un Governo politico - non tecnico - di natura parlamentare. Come gli abbiamo dato la fiducia, gliela possiamo togliere, ma forse abbiamo bisogno di recuperare noi la fiducia come responsabili della politica italiana, ma dobbiamo guadagnarcela: il cammino sarà molto duro. Per rimettere in moto lo sviluppo dobbiamo ridurre al minimo i particolarismi, i conflitti di interesse e il disprezzo delle regole. Per tutte queste ragioni c'è il nostro voto di fiducia.

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