Via Norberto Rosa, via Della Santa e villaggio profughi case di nessuno
Qualche
giorno fa nella circoscrizione sud si è svolta un’assemblea tra gli inquilini
ATC ed i rappresentanti dell’istituto.
Oggetto della discussione la
scarsa o inesistente manutenzione, da parte dell’ATC, agli edifici di via Della
Santa, Norberto Rosa e del villaggio profughi.
Premetto che a quella riunione
non ero presente pur essendo membro del consiglio di amministrazione, mentre lo
sono sempre stato quando ho ricoperto la carica di presidente ATC; quindi
grazie al mio trascorso ruolo ho ben chiare le problematiche di quella
riunione.
Prima di entrare nel merito della
questione è utile fare una breve premessa storica e sociale (mi scusino gli
storici).
In seguito all’ultimo conflitto
bellico, l’Italia ed altri Paesi europei ebbero enormi danni, molte città
italiane furono distrutte da massicci bombardamenti. Successivamente i primi
governi in Italia dovettero affrontare il problema abitazione, visto che
milioni di italiani, in seguito alla guerra, si ritrovarono senza casa e senza
lavoro.
Inoltre sempre a causa del
conflitto mondiale migliaia di italiani furono costretti a ritornare in Italia
da Libia, Dalmazia, Istria, ecc, ingrossando l’esercito dei senza tetto.
I governanti di allora si resero
subito conto che bisognava finanziare un piano casa per i senza tetto e per i
profughi, pur avendo risorse esigue.
Quindi con grandi sacrifici e
senso dello Stato i governi nel dopo guerra stanziarono ingenti risorse per
costruire migliaia di case popolari in tutta la penisola.
La scelta di un piano casa così massiccio
non fu il primo in Italia purtroppo, perché gli istituti di case popolari
furono creati in seguito alla prima guerra mondiale per lo stesso motivo su
espresso.
Ma tra i due conflitti c’era una
sostanziale differenza di abitanti: negli anni ’20 gli italiani erano circa 40
milioni, mentre negli anni ’50 la popolazione era cresciuta di oltre 10
milioni. Non solo, ma anche il prezzo dei materiali e della mano d’opera nel
frattempo erano lievitati.
Bisognava perciò soddisfare molte
più richieste, in quanto la popolazione era aumentata, con un budget di spesa
molto ristretto.
L’urgenza e la forte necessità di
case per i numerosi senza tetto obbligò i governanti a costruire case non
bellissime, ma volumi che potessero ospitare il maggior numero di famiglie,
utilizzando materiali poco costosi e trascurando l’aspetto estetico degli
edifici.
Infatti la differenza tra le
costruzione prima e dopo la seconda guerra mondiale appare evidente.
Quelle costruite prima del
conflitto bellico sono case di prestigio (piazza Matteotti e Mentana via
Dossena e Piave… ), le case costruite dopo il conflitto sono i palazzoni di via
Della Santa, Norberto Rosa e villaggio profughi. (Fortunatamente oggi le leggi
impongono altri criteri e tipologie di costruzione. Vedi villaggio
fotovoltaico, casa anziani…)
Lo Stato, una volta realizzate
queste case, ha affidato la gestione all’ATC senza trasferirne la proprietà.
Nel corso degli anni molte cose
sono cambiate e molte leggi si sono accavallate fino al punto che il
proprietario di quei palazzoni arrugginiti non si sa più chi sia.
Il dramma degli inquilini è che
non sanno con a chi rivolgersi e protestano verso chi ne riceve l’affitto,
ovvero l’ATC. Ma l’ATC, per legge, pena danno erariale, non essendo il
proprietario, non può spendere nemmeno un centesimo per questi edifici.
Nel frattempo le case, realizzate
già con materie precarie, si deteriorano sempre di più.
La Regione Piemonte, che ha
finanziato un piano casa 2006/2012, unico piano edilizio nazionale, sia
generoso e lungimirante come lo Stato italiano nel dopo guerra, demolisca quei
volumi arrugginiti di cemento e ricostruisca al loro posto case nuove. Si
darebbe così dignità al quartiere e felicità agli sventurati inquilini.
Gianni Vignuolo API – Alleanza per l’Italia -
Nessun commento:
Posta un commento