mercoledì 26 ottobre 2011

LE CASE DI NESSUNO di gianni vignuolo


Via Norberto Rosa, via Della Santa e villaggio profughi case di nessuno

            Qualche giorno fa nella circoscrizione sud si è svolta un’assemblea tra gli inquilini ATC ed i rappresentanti dell’istituto.
Oggetto della discussione la scarsa o inesistente manutenzione, da parte dell’ATC, agli edifici di via Della Santa, Norberto Rosa e del villaggio profughi.
Premetto che a quella riunione non ero presente pur essendo membro del consiglio di amministrazione, mentre lo sono sempre stato quando ho ricoperto la carica di presidente ATC; quindi grazie al mio trascorso ruolo ho ben chiare le problematiche di quella riunione.
Prima di entrare nel merito della questione è utile fare una breve premessa storica e sociale (mi scusino gli storici).
In seguito all’ultimo conflitto bellico, l’Italia ed altri Paesi europei ebbero enormi danni, molte città italiane furono distrutte da massicci bombardamenti. Successivamente i primi governi in Italia dovettero affrontare il problema abitazione, visto che milioni di italiani, in seguito alla guerra, si ritrovarono senza casa e senza lavoro.
Inoltre sempre a causa del conflitto mondiale migliaia di italiani furono costretti a ritornare in Italia da Libia, Dalmazia, Istria, ecc, ingrossando l’esercito dei senza tetto.
I governanti di allora si resero subito conto che bisognava finanziare un piano casa per i senza tetto e per i profughi, pur avendo risorse esigue.
Quindi con grandi sacrifici e senso dello Stato i governi nel dopo guerra stanziarono ingenti risorse per costruire migliaia di case popolari in tutta la penisola.
La scelta di un piano casa così massiccio non fu il primo in Italia purtroppo, perché gli istituti di case popolari furono creati in seguito alla prima guerra mondiale per lo stesso motivo su espresso.









Ma tra i due conflitti c’era una sostanziale differenza di abitanti: negli anni ’20 gli italiani erano circa 40 milioni, mentre negli anni ’50 la popolazione era cresciuta di oltre 10 milioni. Non solo, ma anche il prezzo dei materiali e della mano d’opera nel frattempo erano lievitati.
Bisognava perciò soddisfare molte più richieste, in quanto la popolazione era aumentata, con un budget di spesa molto ristretto.
L’urgenza e la forte necessità di case per i numerosi senza tetto obbligò i governanti a costruire case non bellissime, ma volumi che potessero ospitare il maggior numero di famiglie, utilizzando materiali poco costosi e trascurando l’aspetto estetico degli edifici.
Infatti la differenza tra le costruzione prima e dopo la seconda guerra mondiale appare evidente.
Quelle costruite prima del conflitto bellico sono case di prestigio (piazza Matteotti e Mentana via Dossena e Piave… ), le case costruite dopo il conflitto sono i palazzoni di via Della Santa, Norberto Rosa e villaggio profughi. (Fortunatamente oggi le leggi impongono altri criteri e tipologie di costruzione. Vedi villaggio fotovoltaico, casa anziani…)
Lo Stato, una volta realizzate queste case, ha affidato la gestione all’ATC senza trasferirne la proprietà.
Nel corso degli anni molte cose sono cambiate e molte leggi si sono accavallate fino al punto che il proprietario di quei palazzoni arrugginiti non si sa più chi sia.
Il dramma degli inquilini è che non sanno con a chi rivolgersi e protestano verso chi ne riceve l’affitto, ovvero l’ATC. Ma l’ATC, per legge, pena danno erariale, non essendo il proprietario, non può spendere nemmeno un centesimo per questi edifici.
Nel frattempo le case, realizzate già con materie precarie, si deteriorano sempre di più.
La Regione Piemonte, che ha finanziato un piano casa 2006/2012, unico piano edilizio nazionale, sia generoso e lungimirante come lo Stato italiano nel dopo guerra, demolisca quei volumi arrugginiti di cemento e ricostruisca al loro posto case nuove. Si darebbe così dignità al quartiere e felicità agli sventurati inquilini.

Gianni Vignuolo API  – Alleanza per l’Italia -

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