mercoledì 5 ottobre 2011

LA MISERIA DELLA POLITICA ITALIANA di marco corrini

All’inizio degli anni ’70 per noi giovani di allora era di moda essere di sinistra, ci piaceva l’idea della ribellione sociale e ancor più quella della libertà sessuale che era bandiera del PCI di quel tempo.
Dall’altra parte la Dc si presentava come la casa degli snob, i figli di papà e perfino quello slogan: “Sono un bianco fiore simbolo d’amore” rievocava scenari ambigui, insomma: a noi duri, con l'eskimo e la barba incolta, sembrava un... Partito di finocchi.
Presi la tessera dei giovani comunisti  non ancora 17enne, ma notai quasi subito che c’era qualcosa di strano: a dispetto delle battaglie femministe la dirigenza era tutta in mano ai maschi e l’unica donna era Nilde Jotti che, secondo me, era un travestito e aveva le palle. L’attivismo femminile era formato da donne esaltate che bruciavano i reggi seni in piazza e ti parlavano fumando il sigaro; se la discussione degenerava cercavano di addentarti le parti intime per staccartelo a morsi.
Per un comunista la Russia era la madre patria, il luogo dove tutto aveva inizio, il punto di riferimento della dottrina. La prima volta che mi recai a Mosca fui accolto da un “compagno” che in segno di affetto mi diede 3 baci sulla bocca. Aveva la barba ispida e mi faceva veramente schifo (in verità, mi avrebbe fatto schifo anche con la pelle liscia come il culo di un bambino). Mi dissero che era il loro modo di salutare ma io restai interdetto e cominciai a chiedermi se i finocchi fossero veramente solo i democristiani snob.
Nel resto del soggiorno, compresi che anche la tanto sbandierata libertà sessuale esisteva solo perché le ragazze la davano via per 3 o 4 penne Bic o un paio di calze di nailon, simbolo principe del capitalismo occidentale.
Tornato in Italia stracciai la tessera del Partito e abbandonai definitivamente la politica.
Il tempo passò e verso la fine degli anni ’70 Marco Pannella e Adele Faccio mostrarono al Paese che l’anticonformismo non aveva più la bandiera con la falce ed il martello ma quella Radicale. Le battaglie sociali di Pannella erano veramente coinvolgenti. In quel tempo io ero uno dei pionieri delle Radio Private Italiane e l’iniziativa di una Radio Radicale mi incuriosiva tanto che fui tra gli ascoltatori di alcune delle sue primissime trasmissioni. Ricordo ancora, come fosse oggi che, c’era un disgraziato che faceva un programma dedicato al travestitismo nel quale, con voce decisamente effemminata, disquisiva sul fatto che ciascuno di noi nella vita aveva sicuramente desiderato indossare abiti femminili e probabilmente lo aveva fatto. In particolare, descriveva minuziosamente quelle intime e piacevoli sensazioni che (secondo lui) prova un uomo mentre indossa un paio di velatissimi collant e dava consigli sul modo corretto di provare questa esperienza. L’uomo, si, beh, insomma, “Il conduttore”, passava anche in trasmissione, rigorosamente in diretta, le telefonate che riceveva, la maggior parte delle quali lo mandavano a cagare senza mezzi termini.
Smisi di seguire anche Pannella e maturai la convinzione che la politica non faceva proprio per me.
Dopo lunghi anni di passioni arrivò la Lega con uno slogan finalmente accattivante ed in linea con quello che era il mio pensiero di uomo ormai maturo "Noi ce l'abbiamo duro !!". Ammetto che fui affascinato da quel messaggio semplice, diretto ed intuitivo ma le spinte secessioniste di Bossi mi dissuasero dal prendere parte a quel progetto politico.
Finalmente venne la Seconda Repubblica dove tutto prese ad avere un senso ed il Sistema politico italiano nostrò il suo vero volto: una Sinistra con Vendola e Luxuria passando per i vizietti di Marrazzo e una Destra con Berlusconi e la Brambilla passando in mezzo alle gambe della Minetti.
Grazie di esistere Cavaliere, mi ha fatto riassaporare il gusto della politica.
Marco Corrini

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