mercoledì 7 settembre 2011

Intervento in Senato di Francesco Rutelli sulla manovra economica del Governo
Signor Presidente, mentre il Senato si interroga sulla presentazione o meno di un maxiemendamento da parte del Governo, tutte le forze responsabili dell'economia, delle istituzioni e della politica in Europa si chiedono che cosa stia facendo l'Italia.
Oggi abbiamo assistito a delle prese di posizione da parte del maggior Paese dell'Unione europea, la Germania, che associano in modo molto preoccupante ed addirittura inquietante la situazione economico-finanziaria dell'Italia a quella della Grecia. Poco tempo fa il portavoce del Governo spagnolo, che a causa della crisi ha annunciato le proprie dimissioni e ha convocato nuove elezioni - ricordo che fino a poche settimane la Spagna si trovava in una condizione ben più drammatica della nostra - ha segnalato la criticità e la delicatezza della situazione in cui si trovano i mercati e gli investitori per le incertezze italiane.
Signor Presidente, lei ha svolto una funzione importante per garantire che il Senato durante il mese di agosto esaminasse la manovra, così com'è stata predisposta, presso le Commissioni competenti - in particolare presso la Commissione bilancio - e di questo la ringraziamo. Le siamo grati anche per aver detto a più riprese che il suo obiettivo e quello di quest'Aula era e doveva essere di consentire un esame di merito del provvedimento e la possibilità di un miglioramento dello stesso da parte del Senato della Repubblica.
Ora lei, signor Presidente, ha detto un istante fa che questa manovra va approvata al più presto. Io penso che i colleghi siano consapevoli che una cosa sono i tempi e una cosa è il merito di questa manovra. Sui tempi, ci sono posizioni diverse anche in seno all'opposizione, perché non c'è dubbio che oggi c'è chi ha manifestato nelle piazze e chi non ha condiviso questa iniziativa, ma ciò appartiene alla dialettica di una democrazia viva.
È venuta la disponibilità, signor Presidente, ad approvare la manovra entro domani, ma ciò che non sfugge ai colleghi, o che non dovrebbe sfuggire anche ai colleghi della maggioranza, è che il richiamo, inusuale, che è venuto ieri sera dal Capo dello Stato, non era un richiamo alla tempistica nell'approvazione della manovra, ma alla qualità della manovra, alla credibilità della manovra, poiché arrivano ai vertici delle nostre istituzioni, signor Presidente, i messaggi inequivocabili sulla preoccupazione relativa al fatto che l'Italia stia ballando su un baratro senza adottare misure adeguate. Ogni giorno e ogni ora, si può dire, le agenzie battono notizie su come questa manovra debba essere rifatta.
Segnalo a colleghi relativamente distratti che la notizia diffusa dal Governo, secondo cui si annuncerebbe una imposizione del 3 per cento su redditi o patrimoni superiori a 500.000 euro, non è chiara. Se si tratta di redditi, costituirebbe un profilo; se si tratta di patrimoni, e oggi, in questo momento, se lo stanno chiedendo milioni di italiani, si tratterebbe di una patrimoniale sulla casa. Ci rendiamo conto in che condizione di caos viene messa la società italiana a seguito dell'annuncio dell'IVA, del fatto che si toglie l'IVA, dell'annuncio di nuove tasse, della riduzione dei trasferimenti ai Comuni, del loro ripristino, e dell'annuncio di misure straordinarie, come patrimoniali e misure sull'evasione fiscale, che arrivano e spariscono?
Infine, signor Presidente, noi non sappiamo ancora se stasera, come lei ha ricordato correttamente, il Governo presenterà il suo maxiemendamento oppure no e, dunque, se noi ci troveremo, domani mattina, a riaprire l'Aula del Senato senza neppure sapere se la quarta o quinta manovra, da luglio e poi da agosto, sia stata effettivamente approvata dal Consiglio dei ministri.
In passato, signor Presidente, ricorreva la celebre espressione, tante volte richiamata in quest'Aula, che "mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata".
Io non credo che voi possiate fare gli spiritosi, perché dovete dirci se siete disponibili a misure sulla previdenza, se siete disponibili a tagli della spesa pubblica, se siete disponibili a misure reali, e non figurative, per il contrasto dell'evasione fiscale. Questo chiedono i mercati, le istituzioni finanziarie e l'Europa.
Qui ci si continua a consultare. Il Senato non potrà discutere, ma dovrà affrontare una manovra nuovamente riformulata, senza che noi possiamo eventualmente subemendarla. Sia chiaro che il nostro Gruppo lo ha detto. Il presidente Baldassarri ha detto con grande chiarezza che la manovra di luglio sarebbe durata poco e che i suoi effetti sarebbero stati rimangiati. La manovra di agosto è già stata divorata dai mercati. Da qui a domani mattina, se la maggioranza e il Governo non si pongono nelle condizioni di dire la verità agli italiani, questo precipizio nel quale si trova il nostro Paese rischia di non essere arrestabile.
Io ho la sensazione che i colleghi della maggioranza, presi dalle divisioni al loro interno, e dalle preoccupazioni politiche, dovrebbero invece dare un messaggio al Governo di risolutezza e di coraggio. Qui c'è un'opposizione che ha dichiarato di essere pronta, stando all'opposizione, a votare misure, anche difficili ed impopolari, ove fossero strutturali e credibili.

Abbiamo la sensazione che stiamo andando verso la quinta manovra, destinata a vedere poi l'arrivo della sesta, della settima e ad inoltrarci in un precipizio senza fine. Mi auguro che non sia così, signor Presidente, ma stiamo discutendo di questo. E mi auguro, infine, che non si inizi l'esame di una manovra che non c'è più, che la si incardini formalmente, che il relatore dica una parola che rimandi alla presentazione del maxiemendamento. Abbiamo la dignità di non fingere di svolgere in questa sede un dibattito su una manovra che già non c'è più e che non sarebbe dignitoso se il Parlamento fingesse di esaminare.

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