lunedì 12 luglio 2010

Rutelli al Corriere: Sì è l'ora del Terzo polo. Fini si sta muovendo bene


di Andrea Garibaldi
E ora, senatore Rutelli, tutti parlano di «terzo polo».
“Io ne parlo da quando sono uscito dal Pd e abbiamo costituito l'Alleanza per l'Italia, otto mesi fa”.
Torna d'attualità perché anche al presidente della Camera Pini è stata attribuita un'idea di «terzo polo», se diventasse insanabile la rottura con Berlusconi.
“Il caso Fini fa emergere in modo clamoroso il fallimento del bipolarismo, dopo i6 anni di contrapposizioni selvagge. Io credo che sulle ceneri di questo fallimento, il terzo polo può candidarsi a diventare il primo polo”.
Anche con Fini?
“Fini ha ragione a fare ciò che sta facendo, a legare l'impegno politico ai contenuti. Tra l'altro rivendica di essere li cofondatore del Popolo della libertà. Allo stesso modo, io ero cofondatore del Partito democratico e ho fatto un passo indietro, ho affrontato un percorso controcorrente, che forse sarà riservato anche a lui”.

Quindi terzo polo con Fini e con Casini...
“Con Casini, a grandi linee, lavoriamo allo stesso disegno. Anche se abbiamo chiesto all'Udc che il nuovo soggetto politico al quale si richiamano sia preparato in modo aperto e trasparente. Non deve essere solo un allargamento dell'Udc».
Casini sta lanciando il «Partito della Nazione».
“Appunto. Una cosa deve essere chiara: il ‘terzo polo’ non è una manovra di palazzo, né una somma di apparati, né un incontro di scontenti: mi sembrerebbe di tornare all'incubo dell'Unione».
Non è una manovra di palazzo. Cos'è?
“Si deve concretizzare in una proposta radicalmente diversa al Paese per uscire dalla crisi e dal blocco della crescita. Perché la crisi è gravissima e la manovra di Tremonti non basterà, ce ne vorrà un'altra. Ma oggi né il centrodestra né il centrosinistra riescono ad affrontare la situazione. La maggioranza difende una mitologia federalista, che sta virando verso la secessione. Il centrosinistra antepone pubblico impiego e pensionati a tutto li resto”.
Quindi, soltanto chi è fuori dai poli può studiare le ricette necessarie?
“Si devono mettere assieme le forze in grado di far riprendere la crescita, di far tornare l'Italia a produrre ricchezza e lavoro. Il ‘terzo polo’ esiste se affronta l'emergenza della crisi”.
Con quali misure?
“Noi abbiamo già proposto il dimezzamento del finanziamento ai partiti, il dimezzamento delle Province, la cedolare secca sugli affitti, un'una tantum su chi ha usufruito dello scudo fiscale. Ma vedo che sulla manovra il governo, annunciando la fiducia, ha scelto di arroccarsi. Auguri. Noi insisteremo con le proposte”.
Ce ne sono altre?
“Un libro bianco che dimostri potenzialità e rischi del federalismo. Poi, siamo disponibili a votare con alcune modifiche la riforma Gelmini dell'Università e stiamo per presentare un progetto di legge per un sistema elettorale alla tedesca”.
E’ necessario anche li contributo di personalità oggi al di fuori della politica?
“Questo è li momento che personalità esterne alla politica decidano di impegnarsi. Senza aspettare chiamate, che magari non arriveranno”.
Sui giornali si fanno i conti dei deputati, del senatori e degli indipendenti che potrebbero entrare nel ‘terzo polo’...
“Se stiamo dietro a questo tipo di conti rischiamo di sprecare una grande occasione. Con una proposta di governo alternativa alle attuali, con un'aggregazione dei settori d'eccellenza del Paese, con idee coraggiose si può avviare un processo che riporti al voto almeno una parte di quel 40 per cento di italiani che ormai si astengono. Il ‘terzo polo’ è l'ultima risorsa per mantenere l’unità del Paese”.
Circola una frase di Berlusconi: “Fini farà la fine di Rutelli”
“Non mi pare una brutta fine. Ho scelto di continuare a fare politica, cerco di costruire quello in cui credo e perciò ho rinunciato a cariche e sicurezze”.
Cosa succede dopo le dimissioni del ministro Brancher?
“Intanto, mi pare indecoroso che un ministro si dimetta in tribunale, anziché in una sede istituzionale. Mai visto prima! Poi, io sono impegnato in alcune iniziative in Lombardia e noto che la celebre unità della Lega nasconde spaccature profonde tra Maroni e Calderoli, tra Zaia e Tosi. Faccio una previsione: sarà la Lega ad abbandonare presto Berlusconi, quando sarà costretta, dove governa, a mettere più tasse e a fare tagli. Altro che dividendi del federalismo”.
A settembre, nel suo libro ha scritto che, vista l'emergenza, si dovrebbe formare ‘un governo del presidente’.
“E’ una proposta sempre valida: un governo istituzionale che rimetta in piedi l’economia. Ma mi pare che non ci siano le condizioni. Solo fatti traumatici legati alla sicurezza o a gravi provvedimenti giudiziari porterebbero in quella direzione”.

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